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giovedì 16 ottobre 2003 | ![]() |
Pagina 32 – Economia | ![]() |
LE PREVISIONI Le stime macroeconomiche del Cnel: si interrompe la riduzione del debito «Poco rigore nella manovra il deficit andrà oltre il 3%»
DAVIDE CARLUCCI
È un giudizio molto severo nei confronti dell´esecutivo, quello che emerge dal rapporto commissionato ai centri studi Cer, Prometeia e Ref. La Finanziaria, dicono gli esperti, non darà i gettiti previsti sul fronte dei condoni edilizio e fiscale e lascia prevedere «il rischio di una deriva dei conti pubblici». Scompaiono anche gli obiettivi di riduzione del carico fiscale e di attuazione del federalismo, resta al di sotto delle indicazioni europee l´avanzo primario, l´occupazione è in affanno. Solo nel corso dell´inverno si faranno più decisi, trainati dal miglioramento del contesto internazionale, i segnali di ripresa: nel 2004 la crescita sarà dell´1,5% (contro l´1,9% stimato dal governo). Tra i più critici c´è Renato Brunetta, economista ed eurodeputato di Forza Italia, per il quale «nella manovra mancano quegli interventi strutturali che dovevano affiancare le misure una tantum». Per "strutturale" Brunetta intende la riforma delle pensioni, che non si può rimandare al 2008: va fatta subito. «C´è ancora margine per intervenire nel corso dell´iter parlamentare della delega». Sferzante il giudizio del diessino Vincenzo Visco, ex ministro del Tesoro: «Il governo galleggia, è andato a sbattere contro la realtà dopo mesi in cui ha sbandierato visioni oniriche». Per Enrico Letta, responsabile economico della Margherita, il rapporto del Cnel conferma che «siamo di fronte a una manovra inutile che peggiorerà i conti pubblici. L´effetto è quello di una bassa crescita che rischia di non farci agganciare la ripresa». Per l´economista Giacomo Vaciago, l´Italia è nelle stesse condizioni di Francia e Germania, ma con una difficoltà in più: «In quei Paesi la crescita è minima ma l´inflazione sale solo da noi». Su questo tema interviene Alberto Majocchi, presidente dell´Isae: «I prezzi europei tendono a rallentare più rapidamente di quelli italiani a causa di una maggiore rigidità dei nostri mercati dei beni e dei servizi». |